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L’AZIONE DI INGIUSTIFICATO ARRICCHIMENTO. Corte di Cassazione, Sezioni Unite, Sentenza n. 33954 del 05.12.2023

 

Con la recentissima Sentenza n. 33954 del 05.12.2023 le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno chiarito e definito l’ambito di applicazione dell’azione di ingiustificato arricchimento prevista dall’art. 2041 c.c..

Sui limiti di ammissibilità dell’azione di ingiustificato arricchimento e sull’ambito di applicazione della regola della sussidiarietà prevista dall’art. 2042 c.c. sono sorte numerose incertezze e dubbi, già esaminati nell’articolo del 04.04.2023, cui si rimanda, tali da giustificare la rimessione della questione al Primo Presidente della Suprema Corte (Corte Cass, Sez. III, Ordinanza interlocutoria n. 5222 del 20.02.2023)[1].

Il caso

La vicenda alla base della pronuncia n. 33954/2023della Corte di Cassazione trae origine dalla controversia insorta tra una Società finanziaria immobiliare ed un’Amministrazione comunale.

La predetta Società dichiarava di essere proprietaria di un terreno che, al momento dell’acquisto, aveva natura edificabile e di aver, quindi, presentato un piano di lottizzazione finalizzato al rilascio della concessione edilizia.

Nelle more, la nuova Amministrazione comunale aveva provveduto alla modificazione del piano regolatore e del regolamento edilizio, con variazione della destinazione del terreno da residenziale ad agricolo e conseguente perdita di valore dello stesso.

La Società aveva rinunciato a muovere osservazioni, sostenendo anche le spese per l’interramento dei cavi di alta tensione, sul presupposto delle rassicurazioni ricevute dal Sindaco pro tempore circa il ripristino della destinazione edificatoria del terreno.

Il Comune, tuttavia, disattendeva la promessa del cambio di destinazione urbanistica.

La Società, pertanto, agiva in giudizio per far valere la responsabilità precontrattuale ex art. 1337 c.c. dell’Ente e, in subordine, per far riconoscere l’arricchimento ingiustificato del Comune per le spese da essa sostenute.

Il Giudice di prime cure dichiarava infondata la domanda relativa alla responsabilità precontrattuale per difetto di prova, mentre riteneva ammissibile la domanda relativa all’ingiustificato arricchimento.

La Corte d’Appello, invece, riformava la Sentenza del Tribunale, dichiarando inammissibile la domanda di ingiustificato arricchimento tenuto conto del rigetto della domanda principale e dell’operatività della regola della sussidiarietà ai sensi dell’art. 2042 c.c..

La decisone della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la Sentenza n. 33954/2023, ha chiarito quando è possibile proporre l’azione di ingiustificato arricchimento, partendo proprio dal dettato normativo, ossia dall’art. 2042 c.c., che definisce il carattere sussidiario della predetta azione: infatti, “l’azione di arricchimento non è proponibile quando il danneggiato può esercitare un’altra azione per farsi indennizzare del pregiudizio subito”.

Nello specifico, la Suprema Corte ha precisato come non possa accedersi alla soluzione, sostenuta da parte della giurisprudenza, che reputa sempre ammissibile l’azione di ingiustificato arricchimento allorché la diversa azione proponibile, ossia la c.d. azione principale, sia fondata su clausole di carattere generale (come le azioni ex artt. 2043 e 1337 c.c.), al fine di evitare non solo fenomeni di concorso integrativo o addirittura alternativo tra le azioni esperibili ma anche elusioni del dettato normativo. Pertanto, la Corte di Cassazione ha ribadito che resta precluso l’esercizio dell’azione di ingiustificato arricchimento ove quella suscettibile di proposizione in via principale non sia stata coltivata o sia andata persa per un comportamento imputabile all’impoverito, come nelle ipotesi (di più frequente applicazione) di prescrizione o di decadenza.

La Corte di Cassazione, inoltre, ribadendo l’impossibilità di agire ex art. 2041 c.c. nel caso in cui la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme imperative o con l’ordine pubblico, ha dettato direttive ben precise al fine di consentire ai Giudici di merito una ponderata valutazione della ricorrenza o meno della sussidiarietà dell’azione di ingiustificato arricchimento per le molteplici ipotesi che potrebbero verificarsi.

Infatti, nel caso di azione fondata su titolo contrattuale, ancorché il riscontro della nullità del titolo porti ad una pronuncia di rigetto nel merito della domanda fondata sullo stesso, occorre distinguere tra le ipotesi in cui il rigetto della domanda principale derivi dal riconoscimento della carenza ab origine dei presupposti fondanti la stessa, da quelli in cui derivi dall’inerzia dell’impoverito ovvero dal mancato assolvimento di qualche onere cui la legge subordina la difesa di un suo interesse.

Nella prima ipotesi, il rigetto per accertamento della carenza ab origine del titolo fondante la domanda principale comporta che quello che appariva essere un concorso da risolvere ex art. 2042 c.c. in favore della domanda principale sia, invece, un concorso solo apparente, con conseguente proponibilità dell’azione di ingiustificato arricchimento. Qualora, invece, il rigetto sia derivato dalla mancata prova da parte del contraente del danno derivante dall’altrui condotta inadempiente, la domanda di arricchimento resta preclusa in ragione della clausola di sussidiarietà contenuta nell’art. 2042 c.c..

Con il recente pronunciamento la Suprema Corte ha, quindi, affermato il seguente principio di diritto: “Ai fini della verifica del rispetto della regola di sussidiarietà, posto dall’art. 2042 c.c., la domanda di arricchimento è proponibile ove la diversa azione, fondata sul contratto, su legge ovvero su clausole generali, si riveli carente ab origine del titolo giustificativo. Viceversa resta preclusa nel caso in cui il rigetto della domanda alternativa derivi da prescrizione o decadenza del diritto azionato, ovvero nel caso in cui discenda dalla carenza di prova circa l’esistenza del pregiudizio subito, ovvero in caso di nullità del titolo contrattuale, ove la nullità derivi dall’illiceità del contratto per contrasto con norme imperative o con l’ordine pubblico”.

Pertanto, in relazione al caso di specie, dal momento che la domanda di responsabilità precontrattuale exart. 1337 c.c. era stata respinta per mancanza ab origine del titolo fondante, la Corte di Cassazione, alla luce dei principi esposti, ritenendo proponibile l’azione di ingiustificato arricchimento ha cassato con rinvio, per nuovo esame della decisione, alla Corte d’Appello, in diversa composizione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Studio Legale DAL PIAZ

[1]https://studiolegaledalpiaz.it/blog/sulla-sussidiarieta-dellazione-di-indebito-arricchimento-corte-di-cassazione-sezione-terza-civile-ordinanza-n-5222-del-20-02-2023/.

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